Mio padre
La difficoltà di un rapporto tra padre e figlio raccontato dalla parte di chi crede che, in qualche modo, in un luogo e in un tempo possibile, esista la speranza di ricucire lo strappo e, finalmente, ricostruire il ponte deglie affetti perduti.
Il freddo della sera sembra prendermi di soppiatto, insinuandosi tra i vestiti e la pelle appena mi allontano dal riscaldamento che proviene da una delle due stufe a gas poste ai lati della piccola navata centrale.
Nella minuscola Chiesa del Purgatorio, da tempo immemore adibita a luogo di veglia delle persone che ci hanno lasciato, la gente va e viene, muovendosi lentamente in silenzio, scambiando con me e con le mie due sorelle quelle frasi di circostanza che si dicono in queste situazioni, in un tono forzatamente basso come se si dovesse evitare di importunare, con la voce dei vivi, il sonno dei morti.
Per la verità, le frasi scambiate con me sono veramente poche, ridotte all’essenziale, perché tutti in paese conoscono qual era il mio rapporto con l’uomo che è ora disteso nella cassa foderata di raso rosso, immobile in quel completo di alta sartoria che mia madre lo aveva obbligato ad acquistare pochi anni prima, e che ora gli va larghissimo a causa di tutto il peso perso per colpa della malattia. Ma, per fortuna, mia madre è già andata via prima di lui, prima di potersi lamentarsi di questa sua ineleganza, di rimproverargli quella sua magrezza inopportuna come se fosse dipeso da lui doverla manifestare così, a dispetto, per farle fare brutta figura con tutte le persone che sarebbero venute al suo funerale...
Nella minuscola Chiesa del Purgatorio, da tempo immemore adibita a luogo di veglia delle persone che ci hanno lasciato, la gente va e viene, muovendosi lentamente in silenzio, scambiando con me e con le mie due sorelle quelle frasi di circostanza che si dicono in queste situazioni, in un tono forzatamente basso come se si dovesse evitare di importunare, con la voce dei vivi, il sonno dei morti.
Per la verità, le frasi scambiate con me sono veramente poche, ridotte all’essenziale, perché tutti in paese conoscono qual era il mio rapporto con l’uomo che è ora disteso nella cassa foderata di raso rosso, immobile in quel completo di alta sartoria che mia madre lo aveva obbligato ad acquistare pochi anni prima, e che ora gli va larghissimo a causa di tutto il peso perso per colpa della malattia. Ma, per fortuna, mia madre è già andata via prima di lui, prima di potersi lamentarsi di questa sua ineleganza, di rimproverargli quella sua magrezza inopportuna come se fosse dipeso da lui doverla manifestare così, a dispetto, per farle fare brutta figura con tutte le persone che sarebbero venute al suo funerale...
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