Come si concilia la perdita di una persona cara con il processo di accettazione della morte? Quale sensibilità, quanta carica emozionale può spingere un individuo a cercare di penetrare i recessi segreti di un evento che, per quanto doloroso, è purtroppo una tappa ineluttabile della nostra vita?
La relazione delicata e autentica tra un fratello e una sorella può superare i confini della realtà fino a spingersi in un universo in cui, anche se solo per brevissimo tempo, è permesso alla vita di dialogare con la morte?
Che sia tutto è un sogno vissuto, oppure una immaginata realtà, i due protagonisti potranno sfiorarsi col soffio di un sorriso almeno per un'ultima volta, prima che l'alba possa far scomparire le voci della notte.
La relazione delicata e autentica tra un fratello e una sorella può superare i confini della realtà fino a spingersi in un universo in cui, anche se solo per brevissimo tempo, è permesso alla vita di dialogare con la morte?
Che sia tutto è un sogno vissuto, oppure una immaginata realtà, i due protagonisti potranno sfiorarsi col soffio di un sorriso almeno per un'ultima volta, prima che l'alba possa far scomparire le voci della notte.
“Ma che sta succedendo?” mi domandai mentre, scuotendo con la mano chi mi era più vicino, provavo a riportarlo nuovamente vigile e attento, “possibile che si siano addormentati tutti di colpo?”
A piccoli passi si stava insinuando in me la convinzione che, in qualche modo, c’entrassero quei fumi, quelle volute di nebbia che continuavano a muoversi all’interno dell’appartamento, e che ormai avevano saturato ogni stanza a tal punto che riuscivo a distinguere a malapena i miei famigliari composti intorno al letto di Lisa.
Che fosse un gas particolare, forse soporifero, quello che si era diffuso in tutti gli ambienti di casa? E da dove veniva? E se fosse stato proprio quello la causa dell’improvviso torpore dei presenti, perché non ero anch’io interessato dai suoi effetti? Perché continuavo a mantenermi pienamente consapevole del triste motivo che ci teneva lì? Le domande si affollavano nella testa mentre provavo a scuotere un parente, davo voce a un amico, mi aggiravo di stanza in stanza, finanche in bagno dove un cugino si era assopito, appoggiato al lavandino, colto mentre si lavava le mani, tanto che dovetti chiudere il rubinetto perché l’acqua continuava a scorrere.
“Aria! Devo provare a spalancare le finestre”, riflettei precipitandomi nel corridoio con l’intento di mettere subito in atto il mio proposito; e, nella fretta, feci quasi cadere una nostra amica che, immobile tra due quadri, sommessamente russava.
Decisi di cominciare dalla camera dei miei, la prima stanza che veniva subito dopo il bagno, dove sul loro letto era adagiata Lisa e che, al momento, risultava la camera più affollata.
Intento a scansare tutti, avevo già posto la mano sul dispositivo di apertura quando, d’un tratto, mi sentii chiamare: «Tommaso, non aprire la finestra: non serve a niente!»
A piccoli passi si stava insinuando in me la convinzione che, in qualche modo, c’entrassero quei fumi, quelle volute di nebbia che continuavano a muoversi all’interno dell’appartamento, e che ormai avevano saturato ogni stanza a tal punto che riuscivo a distinguere a malapena i miei famigliari composti intorno al letto di Lisa.
Che fosse un gas particolare, forse soporifero, quello che si era diffuso in tutti gli ambienti di casa? E da dove veniva? E se fosse stato proprio quello la causa dell’improvviso torpore dei presenti, perché non ero anch’io interessato dai suoi effetti? Perché continuavo a mantenermi pienamente consapevole del triste motivo che ci teneva lì? Le domande si affollavano nella testa mentre provavo a scuotere un parente, davo voce a un amico, mi aggiravo di stanza in stanza, finanche in bagno dove un cugino si era assopito, appoggiato al lavandino, colto mentre si lavava le mani, tanto che dovetti chiudere il rubinetto perché l’acqua continuava a scorrere.
“Aria! Devo provare a spalancare le finestre”, riflettei precipitandomi nel corridoio con l’intento di mettere subito in atto il mio proposito; e, nella fretta, feci quasi cadere una nostra amica che, immobile tra due quadri, sommessamente russava.
Decisi di cominciare dalla camera dei miei, la prima stanza che veniva subito dopo il bagno, dove sul loro letto era adagiata Lisa e che, al momento, risultava la camera più affollata.
Intento a scansare tutti, avevo già posto la mano sul dispositivo di apertura quando, d’un tratto, mi sentii chiamare: «Tommaso, non aprire la finestra: non serve a niente!»
Premi conseguiti.