GAVRI'ELA
Chi è l’indecifrabile personaggio che si aggira tra le genti che popolano le terre intono al Mar Mediterraneo? Chi è questa figura, ammantata di mistero, che ha il compito di recare messaggi e di indirizzare la vita dei personaggi con i quali entra in contatto, tutto secondo un ampio disegno che sfugge a ogni singolo attore?
La storia ha inizio nella Sardegna nuragica del I millennio A.C. e, attraverso una sequela di balzi temporali, giunge fino ai nostri giorni, trascinando con sé i segreti, le speranze e i timori di coloro che, consapevoli o meno dell’oscura trama nella quale si trovano invischiati, affrontano il loro destino vivendo gli eventi storici della loro epoca.
Tra annunci importanti e ricerche rischiose, illusioni umane e progetti divini, la donna chiamata Gabriella e i suoi compagni dagli strani e differenti poteri uniranno il loro destino attraverso i secoli, passando dalle vicende legate alla Roma Imperiale all’avvento dell’Islam nel mondo arabo, passando dalle oscure vie quattrocentesche di Polignano, un minuscolo paesino pugliese dall’alta scogliera alle sontuose cappelle perse nei vicoli oscuri di una Napoli rinascimentale, per incontrarsi infine ad Acerenza, una piccola cittadina sulle montagne lucane, là dove andrà in scena l’ultimo e definitivo atto del Grande Piano che la protagonista, incessantemente, tesse da più di tremila anni.
La storia ha inizio nella Sardegna nuragica del I millennio A.C. e, attraverso una sequela di balzi temporali, giunge fino ai nostri giorni, trascinando con sé i segreti, le speranze e i timori di coloro che, consapevoli o meno dell’oscura trama nella quale si trovano invischiati, affrontano il loro destino vivendo gli eventi storici della loro epoca.
Tra annunci importanti e ricerche rischiose, illusioni umane e progetti divini, la donna chiamata Gabriella e i suoi compagni dagli strani e differenti poteri uniranno il loro destino attraverso i secoli, passando dalle vicende legate alla Roma Imperiale all’avvento dell’Islam nel mondo arabo, passando dalle oscure vie quattrocentesche di Polignano, un minuscolo paesino pugliese dall’alta scogliera alle sontuose cappelle perse nei vicoli oscuri di una Napoli rinascimentale, per incontrarsi infine ad Acerenza, una piccola cittadina sulle montagne lucane, là dove andrà in scena l’ultimo e definitivo atto del Grande Piano che la protagonista, incessantemente, tesse da più di tremila anni.
Prologo.
a ragazza stava spazzando il pavimento della piccola stanza che fungeva da bottega e alloggio principale di Yosef, il falegname di Natzrat al quale era stata promessa in sposa.
La madre Channa le si era raccomandata: nell’anno che sarebbe inter- corso tra l’annuncio del suo matrimonio, dato dal padre Yohakim, e la cerimonia che, per la loro discendenza da Ahàron, si preannunciava di una certa importanza lì, in Galilea, avrebbe dovuto recarsi spesso alla casa del suo futuro marito per imparare degnamente a comportarsi da moglie. Del resto, a quasi quindici anni compiuti, Myrhiàm era una donna ormai fatta, pronta a essere l’onorata compagna di un uomo che, sebbene molto più grande d’età, discendeva anch’egli dalla stirpe regale di David. Tra gli Ebrei dell’epoca era normale consuetudine far sposare le ragazze giovanissime a uomini maturi, nella speranza che tra i numerosi figli messi al mondo ci potesse essere Mašīaḥ, il Messia profetizzato nei Sacri Libri. Myrhiàm, che fin da piccola era stata assegnata al Tempio di Yerusha- layim per dedicarsi alla cura degli arredi sacri e alla preghiera, sebbene durante quegli anni avesse ripetutamente espresso il desiderio di consa- crare la propria verginità a Yahveh, aveva accettato la volontà paterna
senza opporre alcun rifiuto.
A volte aveva confidato i suoi timori a Emerenzia, la nonna materna, alla quale era molto legata. Invece, con Eshta, la nonna paterna, sempre rigida nelle sue posizioni, aveva evitato ogni parola che potesse sollevare dubbi sulle parole delle Sacre Scritture.
Poggiando la ramazza di saggina alla parete, Myrhiàm si era detersa la fronte imperlata di sudore: quella giornata calda avrebbe messo a dura prova chiunque.
Per qualche istante rivolse gli occhi verso il cielo cosparso da rade nu- volette; l’azzurro, sebbene intenso, mostrava clemenza verso i suoi occhi.
Distogliendo lo sguardo dal cielo, con una smorfia osservò l’ampio spiazzo davanti alla casa: l’aspettava un’ulteriore fatica da portare a termine prima dell’arrivo del suo promesso sposo.
Mentre era immersa in questi pensieri, il profilo femminile di un’ombra le si proiettò lateralmente, facendola sussultare. Subito seguì una voce gentile.
«Shalom aleichem, Myrhiàm.»
La madre Channa le si era raccomandata: nell’anno che sarebbe inter- corso tra l’annuncio del suo matrimonio, dato dal padre Yohakim, e la cerimonia che, per la loro discendenza da Ahàron, si preannunciava di una certa importanza lì, in Galilea, avrebbe dovuto recarsi spesso alla casa del suo futuro marito per imparare degnamente a comportarsi da moglie. Del resto, a quasi quindici anni compiuti, Myrhiàm era una donna ormai fatta, pronta a essere l’onorata compagna di un uomo che, sebbene molto più grande d’età, discendeva anch’egli dalla stirpe regale di David. Tra gli Ebrei dell’epoca era normale consuetudine far sposare le ragazze giovanissime a uomini maturi, nella speranza che tra i numerosi figli messi al mondo ci potesse essere Mašīaḥ, il Messia profetizzato nei Sacri Libri. Myrhiàm, che fin da piccola era stata assegnata al Tempio di Yerusha- layim per dedicarsi alla cura degli arredi sacri e alla preghiera, sebbene durante quegli anni avesse ripetutamente espresso il desiderio di consa- crare la propria verginità a Yahveh, aveva accettato la volontà paterna
senza opporre alcun rifiuto.
A volte aveva confidato i suoi timori a Emerenzia, la nonna materna, alla quale era molto legata. Invece, con Eshta, la nonna paterna, sempre rigida nelle sue posizioni, aveva evitato ogni parola che potesse sollevare dubbi sulle parole delle Sacre Scritture.
Poggiando la ramazza di saggina alla parete, Myrhiàm si era detersa la fronte imperlata di sudore: quella giornata calda avrebbe messo a dura prova chiunque.
Per qualche istante rivolse gli occhi verso il cielo cosparso da rade nu- volette; l’azzurro, sebbene intenso, mostrava clemenza verso i suoi occhi.
Distogliendo lo sguardo dal cielo, con una smorfia osservò l’ampio spiazzo davanti alla casa: l’aspettava un’ulteriore fatica da portare a termine prima dell’arrivo del suo promesso sposo.
Mentre era immersa in questi pensieri, il profilo femminile di un’ombra le si proiettò lateralmente, facendola sussultare. Subito seguì una voce gentile.
«Shalom aleichem, Myrhiàm.»
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Presentazione alla Biblioteca civica "G. Chiantera" di Polignano a Mare: intervista per Radio Incontro