Il nuovo romanzo della serie urban fantasy
Cosa succede quando un personaggio dal passato incerto e misterioso scopre che l’unico scopo della sua vita è quella di combattere il Male con ogni mezzo a sua disposizione?
E cosa rappresentano gli innumerevoli segnali che la sua mente riceve, specialmente quando si appresta a svolgere una delle sue missioni?
Troppi punti interrogativi avvolgono l’uomo senza nome che i giornalisti di cronaca nera hanno battezzato come “Lo Specchio” e che, inafferrabile come un’ombra, gira l’Italia come un vendicatore implacabile, alla ricerca di quell'unico riflesso di verità che saprà dargli una risposta certa.
Cosa succede quando un personaggio dal passato incerto e misterioso scopre che l’unico scopo della sua vita è quella di combattere il Male con ogni mezzo a sua disposizione?
E cosa rappresentano gli innumerevoli segnali che la sua mente riceve, specialmente quando si appresta a svolgere una delle sue missioni?
Troppi punti interrogativi avvolgono l’uomo senza nome che i giornalisti di cronaca nera hanno battezzato come “Lo Specchio” e che, inafferrabile come un’ombra, gira l’Italia come un vendicatore implacabile, alla ricerca di quell'unico riflesso di verità che saprà dargli una risposta certa.
Prologo
Faeto, 4/5/2018, ore 8:47
L’uomo raccoglie le chiavi di casa, quelle dell’auto, il portafoglio e la busta che è arrivata il giorno prima e che, insieme agli altri articoli, ha appoggiato sul ripiano dell’ingresso, là dove in ogni casa sono riposti i piccoli oggetti che, in maniera metodica, ogni giorno si tirano fuori dalle tasche nell’attesa di rimetterceli alla prossima uscita.
La busta l’ha aperta subito dopo averla presa dalla minuscola cassetta delle lettere alla destra della porta d’ingresso, quella che riporta il nome del proprietario scritto in maniera grossolana a stampatello.
Prima, però, l’ha soppesata, guardandola con una certa circospezione come potrebbe fare chi si aspetta di ricevere notizie che potrebbero anche risultare sgradevoli. E, in questo, la mancata indicazione del mittente non fa altro che aggiungere sicurezza e diffidenza allo stato d’animo che lo pervade. In più, l’indicazione di Martino Dal Monte come destinatario (il nome è quello col quale ha affittato la casa) scritto a grosse lettere senza l’indicazione della via e del paese, e la mancanza del francobollo, denota come quella lettera sia stata recapitata a mano; e chi si è preso il fastidio di portarla di persona, in quel periodo della sua vita non è certamente un latore di notizie inoffensive.
Le poche parole riportate al suo interno, del resto, non danno adito a dubbi sulla reale portata del messaggio, né su quello che da esso ne potrebbe scaturire per lui, sia di positivo sia di negativo.
L’uomo si guarda brevemente allo specchio che sormonta il ripiano del mobiletto di chiaro stile Ikea, più per abitudine che per controllare se il suo aspetto sia in ordine: sa che il suo essere metodico non permetterà di scorgere nulla fuori posto nell’immagine che sarà riflessa dalla superficie levigata compresa in una sottile cornice azzurra. Dall’ultima operazione chirurgica subìta per compensare una ferita di quindici centimetri tra la parte orbitale destra e la guancia, ha avuto modo di adattarsi al suo nuovo aspetto, così uguale e, al tempo stesso, così diverso rispetto a quella che aveva cinque anni prima.
Solo cinque anni?
Se ci pensa, ha l’impressione che di anni ne siano passati molti di più a giudicare da com’è sfumato il ricordo della sua esistenza prima di quella data. Normalmente, l’uomo evita di pensarci più del necessario: troppo anonimi i ricordi; troppo distanti e, ormai, irreversibili. Lui lo sa che non si torna indietro: l’ha imparato sulla sua pelle, dalle innumerevoli cicatrici che vi sono incise e da quelle, più marcate, che porta dentro, incise nella carne con disegni irregolari che nessun bisturi, nessuna operazione e nessuna sutura potranno mai camuffare.
È quasi giunto alla porta. La sua mano si è appoggiata alla maniglia interna per aprirla ma, come per un presentimento improvviso, l’uomo si blocca. Poi, con aria decisa, riprende la busta dalla tasca interna della giacca, dove l’ha riposta, tira fuori con calma il foglio di carta contenuto al suo interno e rilegge le due righe scritte al computer nello strano carattere tipografico che, se ricorda bene, l’uomo preposto a scrivere quel tipo di messaggi è solito adoperare:
Non dimenticare quel che sai e che devi fare: non è più tempo di restare nell’ombra. 10.30 da domani, per sette giorni. Solita procedura.
Rimette la lettera nella busta, apre il piccolo cassetto sotto il ripiano e la depone al suo interno: sa bene cosa deve fare e, dov’è diretto, non gli serve portarsela dietro.
Esce tirandosi la porta di casa alle spalle, non senza aver guardato di sfuggita a destra e sinistra per la stretta viuzza che porta, da una parte, in verso la cima della collina e dall’altra, per mezzo di una breve scalinata, in giù verso la parte centrale del paesino che ha scelto come nascondiglio, come base operativa e, al tempo stesso, momentanea come “casa”.
Qualunque cosa voglia dire per lui questa parola.
Oltre alle procedure anti intrusione, dà due mandate di chiave, giusto per rassicurare la sua coscienza: se volesse, qualunque professionista tra quelli che ha avuto modo di conoscere potrebbe entrare in casa sua quando è assente, utilizzando solamente una semplice graffetta metallica.
Poi, con passo regolare, s’incammina verso la scalinata che lo porterà, una decina di metri più in basso, in via Roma, la strada principale di Faeto. Guarda l’orologio che ha al polso: sono quasi le 9.00 del mattino e ha tranquillamente il tempo per un caffè al bar vicino la Chiesa Madre del Santissimo Salvatore, prima di recarsi alla volta del minuscolo cimitero distante un centinaio di metri dal centro del paese.
Qui, armato di pazienza, cercherà la tomba sormontata dalla statua di un angelo che ha trovato durante una breve ricerca alcuni giorni prima; e aspetterà per un’ora precisa. E se dovesse occorrere, ripeterà la sua attesa giornaliera per i prossimi sette giorni: tanto, è proprio la pazienza quella tra le virtù che non gli manca.
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